Cosa è successo in questi anni?

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Cosa è successo in questi anni?

Se nelle fasi iniziali ci siamo accontentati di rendere decoroso l'appartamento, successivamente abbiamo intuito che ogni ambiente poteva essere utilizzato in modo più o meno efficace. La cucina, per fare un esempio, da luogo in cui si preparano i cibi nel rispetto della normativa può diventare luogo di dialogo, di confronto e di vita. Così che la preparazione del pranzo possa trasformarsi in momento educativo, di ascolto, di contagio positivo.

Dedicare una parte della casa all'accoglienza delle famiglie non ha semplicemente integrato l’offerta delle prestazioni, ma ha anche indicato la strada per la realizzazione di interventi realmente tesi al recupero delle relazioni familiari. Si è operato con intensità e, come accade spesso, un’azione portata avanti con tenacia e metodo produce risultati che vanno oltre le aspettative iniziali. I confini vengono valicati, si produce un effetto volano. La virtuosa eccezione intermittente gradualmente impregna l'aria, evolvendo in metodo condiviso. E così l'attenzione dedicata alle cose concrete si è lentamente ed inavvertitamente trasferita agli aspetti immateriali dell'azione quotidiana. Settimana dopo settimana abbiamo aggiunto dettagli. La pratica e l'ascolto delle sollecitazioni dei ragazzi e delle loro famiglie hanno messo in moto un processo di trasformazione continua verso la costruzione di un ambiente il più possibile simile ad una casa.

E' diventata regola porsi domande semplici: se fossi un ragazzo di comunità, come la vorrei? Cosa mi farebbe stare meglio? Se fossi un genitore, cosa mi renderebbe partecipe? Cosa vorrei per mio figlio? Sono domande che, se non circoscritte agli aspetti materiali, avviano riflessioni e revisioni progettuali ed organizzative estese e permanenti.

Ci siamo così trovati a riflettere su un concetto di ambiente totale, che va dal colore delle pareti della comunità, ai tempi di attesa per poter essere ricevuti dalle istituzioni. Dalla scelta dei quadri, alle parole utili da usare di fronte alla sofferenza manifestata nel modo meno funzionale. Dal modo di apparecchiare la tavola, alle strategie per ottenere il rispetto di diritti fondamentali. Dalla scelta dell'auto di servizio (senza logo della cooperativa), al modo migliore di organizzare i turni degli educatori.

Ci siamo accorti che il termine ambiente, ed il concetto di bellezza - così maltrattato in ambito educativo – non possono essere riservati a ciò che si vede e si tocca. La stessa gestione del tempo, l'organizzazione della giornata, il modo di guidare l'auto, il linguaggio, la rappresentazione delle regole, gli sguardi, la capacità di attendere, il sapersi collocare tenacemente tra la rinuncia e l'imposizione rigida, sono tutti elementi che concorrono alla predisposizione di un ambiente bello. E di conseguenza riparativo, attivatore di percorsi evolutivi.

 

Francesco Cerrato

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